Ricette
....Uno dei più grandi dolori che appassionati della Toscana han provato negli ultimi dieci anni, è stato accorgersi che le fattorie toscane si stavano svuotando, che le terre e le loro Coloniche si vendevano sottocosto e che la simbiosi tra i contadini e la loro madre si stava esaurendo... Un fenomeno che città, tecnologie, cultura e consumismo avevano reso inarrestabile... Si seppelliva così una passione, un legame, che per quanto logorante e ingrato fosse stato, esisteva da secoli con esperienze indimenticabili.
Piccole e semplici sensazioni che hanno reso la mia terra una sorta di Mecca dalla quale ognuno, almeno una volta della vita, deve passare.
Tino Buazzelli resuscita tali emozioni con queste parole:
"Un paesaggio come altro al mondo non c'è n'è, con quelle colline disegnate dal cipresso e regno dell'olivo, con quelle case di campagna, rugginose dalle linee severe, e le pecore i cavalli e il cielo sempre chiaro. Ed i canti sull'aia nella lingua purissima, i sirventesi, le scene araute, le vendemmie, l'odore acre dell'olio appena spremuto, il pane sciocco che usciva dal piccolo forno dalla bocca nera. E la fuga del cinghiale nella boscaglia umida di pioggia autunnale, lo sfrecciare della beccaccia dalle valli con l'eco dei latrati e degli spari, e i colori della Maremma, dove ancora pascolano i buoi dalle grandi corna, e le stradine solitarie ed invitanti, mondo poetico di Borrani e di Rovai..."
La Toscana segna l'autentico confine tra nord e sud Italia.
Fino a Bologna il grasso usato in cucina è il burro, dopo l'Appennino,
l'olio diventa padrone e signore; e dalla campagna arriva con il suo
stesso sapore amarognolo la ribollita. Invenzione certamente femminile,
nata dalla miseria e dagli orari crudeli che la terra impone, a chi
trae da essa tutta la sua vita.
"il pane e le verdure sono la buona grazia di Dio e non si
può gettarli via"
Vorrei ricordare anche i fagioli bianchi, cotti nel fiasco all'angolo del camino di sasso scolpito tra le braci dell'olivo, e quel prosciutto, oggi introvabile, di sapore leggermente forte ma che s'avvaleva del pascolo del maiale nell'erba odorosa delle colline; ed i crostini fatti con il fegato della cacciagione domenicale; ed il Medioevale Agrodolce (ormai dimenticato) con cui si cucinavano arrosti.. e la bistecca Chianina, le pappardelle con il ragù di lepre o coniglio, ed i salmì, i piselli dolcissimi, la trippa, il pecorino la finocchiona ed il salame profumati... il tutto allegramente innaffiato dal Chianti gioioso e frizzante, senza pretese ma molto gradito dal palato e dagli occhi, con il suo brillante color rubino. Infine i fritti che celebrano l'olio venerandolo come un Dio.
Il toscano è più un buongustaio che un mangione, non
ama appesantirsi il cervello ma unisce al gusto del mangiare, quello
di stare a tavola..
BUON APPETITO!!
Proponeteci anche voi la vostra ricetta.