Parco
Archeologico Etrusco dell'Accesa
località la Pesta (Massa Marittima) L'area
archeologica dell'Accesa, a pochi chilometri da
Massa Marittima in direzione di Gavorrano, è nota fin
dagli anni '20 del Novecento, quando nella zona furono ritrovate
diverse scorie di fusione e alcune tombe.
A partire dalla fine degli anni '20 nei pressi del lago furono
effettuati scavi regolari che terminarono con le campagne del
1930 e che, come di consueto in quegli anni, si concentrarono
prevalentemente sulle tombe.
Solo con gli scavi iniziati dal 1980 dal Dipartimento di Scienze
dell'Antichità "Giorgio Pasquali" dell'Università di Firenze
con il sostegno economico del Comune di Massa Marittima, della
Comunità Montana "Colline Metallifere" e di altri Enti, sono
state effettuate ricerche nell'abitato e furono messi in evidenza
numerosi edifici raggruppati in vari agglomerati (aree A, B,
C, D ed E, fino ad oggi) che mostrano diverse fasi di costruzione
o restauro da parte degli stessi abitanti e la cui cronologia
è compresa tra la fine del VII secolo e il corso del VI secolo
a.C.
La vicinanza dei vari insediamenti compresi nell'area del lago
dell'Accesa con le miniere di Fenice Capanne e Serrabottini
e il ritrovamento di alcune scorie di lavorazione nei muri di
fondazione delle abitazioni sono ritenuti elementi sufficienti
per affermare che si trattava di insediamenti minerari.
Il fatto che le abitazioni avessero tetti in tegole e coppi
in argilla fa comunque ritenere che si trattasse di abitazioni
per i ceti "dirigenziali" delle miniere e non per gli operai,
i quali erano molto probabilmente più o meno schiavi e vivevano
in capanne o ripari provvisori sugli stessi siti minerari.
Dallo scavo delle abitazioni e delle tombe (in parte dovute
a nuove scoperte, in parte scavate già da clandestini o negli
anni '20 ma nuovamente esaminate nelle recenti campagne di scavo)
sono venuti alla luce numerosi oggetti che si riferiscono alla
vita quotidiana: tegole e coppi in argilla, vasellame da cucina
e da mensa, pesi da telaio, pesi da rete, etc.
Questi reperti hanno notevolmente arricchito le conoscenze sulla
vita degli Etruschi di Massa Marittima ma anche degli Etruschi
in generale in quanto si tratta di uno dei rarissimi casi di
scavo in un centro abitato. Nello stesso tempo si è arricchito
anche il patrimonio del Museo Archeologico di Massa Marittima,
che infatti ha subito negli anni nuovi allestimenti, fino al
più recente nel 1994, al quale risale l'attuale esposizione
dei reperti delle aree A e B dell'insediamento dell'Accesa.
L'importanza scientifica dell'area dell'Accesa è tale per cui
il Comune di Massa Marittima in collaborazione con l'Università
di Firenze, l'Amministrazione Provinciale di Grosseto, la Regione
Toscana, la Comunità Montana "Colline Metallifere", la Soprintendenza
Archeologica per la Toscana e l'Unione Europea e con il contributo
finanziario ancora della Comunità Montana e dell'Unione Europea,
ha varato il progetto relativo al Parco Archeologico dell'Accesa,
che è stato inaugurato alla fine di giugno del 2001 con sentieristica
e pannellistica studiata allo scopo.
La visita al Parco è strettamente connessa con la visita al
Museo Archeologico di Massa Marittima, dove si espongono i reperti
provenienti da quell'area.
Info: 0566/90 22 89 Museo Archeologico
Email: musei@coopcollinemetallifere.it |
Il Parco dell’Accesa rientra in un piano
di parchi archeologici promosso dalla provincia di Grosseto,
che si prefigge lo scopo di conservare e valorizzare le
vestigia della civiltà etrusca, la quale rappresenta un
carattere specifico e qualificante del territorio che
rientra nella giurisdizione della stessa provincia. L’aggettivo
“archeologico” per il suddetto parco ne offre una connotazione
precisa e immediata e deve essere inteso in maniera non
riduttiva, nel senso di un riferimento esclusivo all’aspetto
archeologico, ma ampia e generale, nel senso di archeologico-culturale.
Il quadro naturale boschivo non è stato alterato, se non
per piccole radure praticate per effettuare gli scavi.
All’Accesa le evidenze archeologiche –fondazioni di case,
tombe, aree di attività metallurgica- costituiscono ormai
un tutt’uno con il contesto ambientale e sarebbe impossibile
apprezzare un aspetto prescindendo dall’altro. È difficile
dire se in antico la zona fosse tenuta a bosco, come è
oggi, o messa a coltura e occupata da campi e orti appartenenti
ai residenti nei vari quartieri abitativi. Quasi certamente
la situazione sarà stata tale nelle immediate vicinanze
dei quartieri per necessità di sussistenza.
La soluzione ottimale sarebbe che fosse stata destinata
a parco l’intera area dall’insediamento antico, quella
inclusa nel quadrilatero irregolare di cui si è detto
sopra. La limitazione all’area che è stata oggetto di
esplorazione archeologica sistematica è dettata da un
preciso programma, portato avanti sia dagli enti preposti
all’organizzazione sia dagli studiosi che vi hanno collaborato,
di offrire al pubblico evidenze archeologiche e problemi
maturi. Quest’area ha un perimetro di circa km 2 e potrebbe
ampliarsi, man mano che l’indagine sul terreno si allarghi
e fornisca nuovi elementi di valutazione.
Il parco, nelle immediate adiacenze del Lago dell’Accesa,
è raggiungibile a piedi o in auto dalla località la Pesta,
sita sulla strada provinciale 49 e fornita di ampio spazio
per parcheggio. A piedi si può arrivare passando un ponticello
di legno sul fiume Bruna e percorrendo un viale di eucalipti
per non più di duecento metri. In auto si può seguire
la strada carrareccia che parte dalla Pesta e raggiunge
l’area di scavo dopo un percorso di circa quattrocento
metri. AL di fuori dell’area del Parco, al limite del
quartiere abitativo C, ci sono spazio sufficiente per
parcheggiare e attrezzature per una sosta.
La visita inizia dal Quartiere A e prosegue
nell’ordine nei quartieri B, D e C, seguendo i sentieri
indicati da appositi cartelli. Ciascun quartiere è delimitato
da una staccionata, che segna anche il limite dell’area
abitativa in antico, ed evitare che il visitatore pensi
che nelle aree intermedie tra un quartiere e l’altro ci
siano strutture edilizie non ancora messe in luce, tanto
più che queste aree sono coperte, come è stato precisato,
da un fitto manto boschivo. All’ingresso di ciascun quartiere
un pannello esplicativo introduce ai principali problemi-topografici,
urbanistici, socio-economici-riguardanti le abitazioni;
all’ingresso del quartiere A alti pannelli illustrano
il sito archeologico dell’Accesa in relazione con le vicine
miniere metallifere, i suoi rapporti con il grande centro
di Vetulonia, la storia degli scavi. Inoltre accanto a
ciascun complesso, casa o tomba o impianto metallurgico,
un pannello con adeguato apparato grafico e/o fotografico
ne chiarisce la lettura e la problematica. I pannelli
sono contrassegnati da un numero, la sequenza dei numeri,
che è relativa a ciascun quartiere, ne indica il percorso
da seguire. Un parco così organizzato è strettamente correlato
al museo archeologico locale. La visita dell’uno va integrata
con quella dell’altro. L’ideale sarebbe che si cominciasse
dalla visita del parco, in modo da avere un’idea del luogo
donde provengono i reperti esposti nel museo e capirne
meglio la genesi e la funzione.
L’area dell’insedimaneto antico si estende per alcune
decine di ettari, quella indagata ne è solo una parte.
Di quest’ultima oggi si conoscono cinque quartieri abitativi,
indicati con lettere dell’alfabeto (A,B,C,D,E): l’ordine
di sequenza delle lettere tiene conto solo della successione
cronologica dell’intervento di scavo e prescinde dalla
distribuzione topografica nell’area archeologica e dalla
datazione dei singoli quartieri. Quattro sono scavati
e restaurati e costituiscono il parco archeologico, il
quinto è in corso di scavo dal 19897. quello dell’Accesa
è uno dei pochi abitati noti in Etruria, per giunta abbastanza
esteso, da cui si ricavano interessanti elementi di giudizio
sulle tecniche edilizie, sull’organizzazione urbanistica,
sulle strutture socio-economiche, sull’attività lavorativa,
sulla vita all’interno della casa, sul rapporto città-territorio.
La cronologia dei quartieri esplorati, sulla base dei
materiali archeologici rinvenuti e di considerazioni di
stratigrafia orizzontale, si aggira tra la fine del VII
e l’intero VI secolo a.C. Però il problema del popolamento
della zona è da far risalire ai secoli IX e VIII a.C.,
stando alle tombe scoperte nella stessa area, di cui purtroppo
non si sono ritrovate le corrispondenti strutture abitative.
La superficie occupata dall’intero insediamento, comprese
le necropoli, ha la forma di un quadrilatero irregolare,
i cui lati sarebbero così rappresentati: a nord, secondo
una linea che va dal podere La Sughera in vocabolo campo
Nuovo al Podere Caropignone a nord del villaggio La Pesta,
almeno m 200 a monte dell’attuale strada provinciale 49;
ad ovest, secondo una linea che va dal Podere la Sughera
fino al Podere del Montino, includendovi il bacino del
lago; a sud, secondo una linea che congiunge
il colle del Podere del Montino con la casa del Podere
del Monte; a est, secondo una linea che congiunge questa
casa con il villaggio della Pesta e il Podere Carpignone.
L’insediamento è attraversato dal fiume Bruna, emissario
del Lago dell’Accesa, il quale scorre verso sud-ovest
il direzione Vetulonia. |
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